di Fra Giuseppe Maggiore – Manca ormai poco, San Fratello fra qualche giorno si tingerà di rosso. Già nella tarda mattinata del Lunedì Santo primeggia sui balconi della abitazioni il giallo e il rosso delle giube con accanto i cappucci e le code di cavallo, messi fuori per farli arieggiare. Quasi un rito per prepararsi a ciò che succederà fra qualche giorno nell’antico centro Nebroideo.
Ricordo con nostalgia quando mia madre lucidava l’antica tromba di rame che conservo ancora, mia sorella lavava la lunga coda di cavallo e gli faceva le trecce per poi scioglierle mercoledì santo mattina e mi sistemavano la giubba e tutto l’occorrente per essere pronto a “vestirmi a giudeo”. Domenica delle Palme si andava a “scavare” i cardi selvatici che venivano puliti e bolliti in un calderone e l’odore della legna bruciata si spargeva come se fosse incenso usato in una liturgia . Le donne impegnate in cucina come in un tempo, ancora oggi sfornano i dolci tipici e preparano i cardi con la pastella, dopo che alcune di loro per tutto l’inverno sono state chine su un telaio a cucire e ricamare le giube dei loro figli o dei loro mariti o dei propri fidanzati. Odori, sapori e colori che continuano ad arricchire un rito preparatorio che, in molte famiglie sanfratellane si consuma per rivivere una delle tradizioni più antiche della nostra Sicilia. Così dopo aver fatto le ultime prove con la tradizionale tromba che hanno impegnato giovani e meno giovani tuto il periodo della Quaresima, Mercoledì Santo si dà inizio all’antica tradizione dei “Giudei di San Fratello” sino al Venerdì Santo.
Il suono delle trombe che “disturbano” i riti sacri, uomini, ragazzi e anche bambini con la loro giubba, il cappuccio che in sanfratellano si dice (sbirijàn) le scarpe di pelo di vitello (schièrpi di pièu) e la coda di cavallo che spunta dal lungo cappuccio, sono attrazione per migliaia di turisti curiosi di assaporare i riti sacri e riti pagani così ben armonizzati da far vivere in maniera particolare i giorni della Passione che al primo impatto può sembrare banalizzata o profanata, ma per chi c’è dentro, per chi è nato a San Fratello tutta quella bolgia rientra nella fede di un popolo. Sacro e profano, a San Fratello ha trovato un perfetto equilibrio che smentisce le parole di Giuseppe Pitrè che, con disprezzo, la definì “una ridda infernale, una pazzesca costumanza, una mascherata fuori tempo, una vera profanazione”.
Il Giudeo di San Fratello rappresenta il crocifissore, colui che disprezzò il figlio di Dio e affondò la lancia nel costato di Gesù Cristo. Non è dunque un personaggio folcloristico, né tanto meno una maschera carnevalesca. Dentro quel cappuccio e quella giuba c’è il rispetto e la devozione religiosa dei sanfratellani che nel 2010 in occasione della frana che colpì per la terza volta nella storia San Fratello, hanno saputo testimoniare la loro fede. Una fede semplice, fatta di gesti, di poche parole, ma intensa e forte. Il Giudeo è un disturbatore, fa tanto rumore e, allo stesso tempo, rispetta un assoluto silenzio personale Cristo dedicandogli al suo passaggio le migliori suonate di tromba, segnandosi con il segno di croce e soprattutto prestando la propria spalla per portare la pesante vara del Crocifisso. Fede, dicevamo che si vede nelle piccole cose, come nel pane che viene strofinato nel costato e nelle ferite del Crocifisso e poi dato alla gente che lo mangia, o lo porta agli ammalati, o agli anziani. E’ usanza conservarne un pezzetto per metterlo fuori la propria abitazione quando c’è forte vento o forti temporali, come atto di affidamento al Signore.
Chi non è nato e cresciuto a San Fratello non potrà mai capire cosa passa nella mente e nel cuore di un sanfratellano nei giorni della Settimana Santa, le emozioni, i sentimenti, la fede. Per un sanfratellano non è venerdì santo se non c’è tutto quello che ho provato a descrivere in questa mia riflessione a caldo, tralasciando le notizie storiche e concentrandomi su ciò che nessuno a meno che non è del posto potrà mai comunicare.
La Processione del Mercoledì Santo, la Sacra rappresentazione della Coena Domini, Giovedì Santo, dove Gesù viene interpretato dall’Arciprete, e il personaggio di maggior rilievo è Giuda, sono momenti dove la fede viene espressa in maniera singolare in un luogo dove per tre giorni il tempo sembra essersi fermato. Ma l’apice si tocca l’ultimo giorno, il Venerdì Santo, con la Via Crucis nella mattinata, l’adorazione della Croce, e poi la processione dove centinaia di Giudei come nei giorni precedenti fanno da scenografia e da cornice accompagnando il passaggio del Crocifisso e delle varie statue con le loro suonate, per poi ritrovarsi dopo la processione in tarda serata in Piazza Monumento per continuare a suonare improvvisando sfide tra loro stessi.
La lingua Gallo italica, le tradizioni, i cavalli sanfratellani, i coltelli del luogo forgiati a mano, la gastronomia… tutto questo è tradizione tramandata nei secoli, è cultura… è semplicemente San Fratello.
(foto Pippo Maggiore)
