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Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

La coscienza morale europea “a organetto”

Diilsycomoro

Giu 16, 2022 #Gas, #Romano Fina

di Romano G. Fina – La dipendenza energetica, abbiamo scoperto essere il tallone d’Achille dell’Unione Europea.  Questo è, più o meno, un problema “esogeno”, in quanto non siamo grandi produttori di materie prime fossili e, quindi, o di dritto o di rovescio dovremo pur dipendere da qualcuno… Eppure nel manicheismo moderno, evidenziato pure dal Santo Padre in queste ultime settimane, l’importante sarebbe affrancarsi dalla dipendenza da quella nazione che tanta sofferenza sta provocando a popolazioni innocenti, tagliando le sue entrate per non essere complici delle
nefandezze di regimi autoritari ed oppressivi.
Bene, il discorso fila alla perfezione: ci sono stati chiesti sacrifici per difendere i valori della libertà, della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli, noi europei rispondiamo: “eccoci”! Bene, ma non benissimo.
È di ieri la notizia che l’Unione Europea, attraverso l’eminente rappresentanza della Ursula Von Der Leyen, avrebbe sottoscritto un accordo con Israele ed Egitto per l’acquisto di gas naturale.
gas-300x143 La coscienza morale europea “a organetto”Ma come? Direte di certo voi, attenti lettori: “Israele ed Egitto?”
Israele, quella nazione che da quasi un secolo continua ad opprimere i palestinesi? Che qualche settimana fa ha ucciso a sangue freddo la giornalista arabo-cristiana di Al Jazeera Shireen Abu Akleh e, poi, ha interrotto con violenza le esequie, correndo il rischio di profanare la sua bara?
Israele che ha relegato nella West Bank le popolazioni palestinesi erigendo il Muro dell’Apartheid?
E, poi, l’Egitto? Quel’Egitto di Al-Sisi che sta ostacolando in ogni modo possibile le indagini del barbaro assassinio di Giulio Regeni in cui sarebbero coinvolte le alte sfere dei Servizi segreti e del Governo? O che ha incarcerato Patrick Zaki per un post in cui lo studente dell’Università di Bologna sollevava il problema della persecuzione dei Cristiani Copti?
Questi, ovviamente, sono solo un paio di esempi per sottolineare che le dipendenze energetiche non hanno nulla a che vedere con la morale, anche se la si vorrebbe far passare come una crociata contro il male assoluto.
Pecunia non olet, il denaro non puzza. Dicevano i latini. Solo che qui puzza a targhe alterne. Ma. C’è un “ma” ulteriore e ben più pesante di quello (finto) morale.
Per prima cosa il petrolio israeliano la cui produzione totale (fabbisogno, più export con contratti già sottoscritti pluriennali) nel 2020 è stato di 130 miliardi di metri cubi. Nello stesso anno l’import dell’UE dalla sola Russia è stato di 140 miliardi di metri cubi. A quanti metri cubi ammonta l’accordo? Attualmente non è dato saperlo.
Ma si sa come avverrà il tutto: Israele trasporterà in Egitto, attraverso i gasdotti Leviathan e Tamar, il gas che verrà poi reso liquido e trasportato con navi verso i rigassificatori UE dove subirà il processo inverso e verrà immesso in rete.
Lo capirebbe anche mia nonna che quest’operazione è tutt’altro che economicamente vantaggiosa per l’UE, in quanto il costo finale del gas avrà un aumento superiore del 30% rispetto al gas immesso nei vari gasdotti che lo portano direttamente in Europa.
Quindi, facendo i conti… da Bruxelles non stanno facendo un operazione etica, non stanno facendo un operazione economicamente vantaggiosa per l’Europa. Allora, chi stanno avvantaggiando?
CUI PRODEST?
Una certezza e un’illazione.
gas2-300x169 La coscienza morale europea “a organetto”La certezza: Nell’estate 2020 il colosso americano del Gas Chevron (che ha superato sul mercato la più famosa Exxon Mobil, quella del disastro ambientale d’Alaska del 1989) ha acquistato la Noble Energy inc che detiene la quota di maggioranza dei due suddetti gasdotti, iniziando un opera di espansione, anche sfruttando la joint venture con altre nazioni produttrici. Quindi ancora una volta abbiamo gli Stati Uniti che sono intrecciati a doppio filo nella vicenda del gas israeliano. E adesso l’illazione, che a pensar male si fa peccato ma, spesso, si indovina – diceva la buonanima di Andreotti: l’Egitto e Israele sono due tra le tante nazioni che non hanno imposto sanzioni alla nazione brutta e cattiva da cui l’Europa è dipendente energeticamente. Quindi, visto che i contratti già sottoscritti precedentemente da Israele coprono quasi per intero la produzione off shore (extra), visto che la Chevron ha in atto strategie per ampliare il plateau di vendite acquisendo gas da altre nazioni produttrici, che ne direste se da questo accordo ci ritrovassimo in rete lo stesso gas cui stiamo rinunciando per motivazioni “etiche”, acquistato da altre compagnie e rivendutoci a prezzo maggiorato?
Ho paura che ai piani alti pensino che siamo davvero tutti deficienti e analfabeti funzionali, magari però qualche volta, oltre ad aprire gli occhi, saremo anche capaci di far valere i nostri diritti?

Per approfondire:

Israele: La nuova politica estera parte dal gas


https://europa.today.it/economia/ue-gas-egitto-israele.html