• 17 Maggio 2024 8:59

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

San Benedetto da Norcia

Letture: Pr 2,1-9; Sal 33; Mt 19,27-29

Riflessione biblica

“Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,27-29). È la promessa di Gesù a quanti vogliono seguirlo e hanno posto Cristo al centro della loro vita. Per Cristo, Benedetto lasciò tutto e si recò in solitudine, luogo di comunione con il suo Dio, riposo dell’anima che in Cristo vive le meraviglie del suo amore, rifugio dei cuori sapienti per ascoltare la voce dello Spirito e da lui essere condotti al possesso della vita eterna. Il suo programma di vita in Cristo si articolò su tre capisaldi spirituali: ascoltare e obbedire alla parola, nulla anteporre a Cristo, pregare e lavorare. Ascoltare e obbedire alla parola: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). Tutta la nostra vita deve essere guidata dalla Parola di Dio, ascoltata e soprattutto messa in pratica. Meglio ancora: essere in comunione con Gesù, la Parola vivente di Dio, che “ci rende santi e immacolati al cospetto di Dio nell’amore” (Ef 1,4). Nulla anteporre a Cristo: Cristo è l’inizio del nostro credere, il centro del nostro vivere, la meta del nostro operare. Il lasciare tutto per Cristo richiede una convinzione profonda di fede, che ci fa desiderare una sola ricchezza: “Conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendoci conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,7-8.10-11). Pregare e lavorare: “Ascolta, figlio! Obbedienza senza mora (ritardo), prega e lavora” (S. Benedetto). È il binomio che deve regolare tutta la nostra esistenza: la preghiera è la nostra comunione con Dio nella forza dello Spirito; il lavoro il nostro operare in Gesù, con Gesù e per Gesù a gloria di Dio Padre (1Cor 10,31; Col 3,17).

Lettura esistenziale

«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?» (Mt 19, 27). Pietro, si fa portavoce di tutto il gruppo degli Apostoli e chiede a Gesù quale sarà la loro ricompensa per il fatto di avere lasciato tutto per seguirlo. Verrebbe da rispondere: carissimo Pietro, ma non vedi che la ricompensa è proprio davanti a te, nella persona stessa di Gesù? Ma Gesù invece, prendendolo “con il suo verso” gli risponde: “Desideri una casa? Ebbene te ne darò cento. Vuoi affetto? Ti colmerò di fratelli, sorelle, padri e madri. Cerchi terreni? Ti darò il Cielo. Vuoi vita? Ti darò quella vera ed eterna”. Carissimo Pietro, credo che a conti fatti, a te e a me, ad ogni persona, conviene seguire un tale Signore e Maestro, non credi? Tutti desideriamo le medesime cose: amore, stima, gioia, sicurezza. In Gesù le troviamo centuplicate, è proprio perché abbiamo sperimentato questo che siamo capaci di lasciare il resto. Come dice S. Paolo, “quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Fil 3, 7s).