di Don Vito Impellizzeri– Nei giorni 19 e 20 giugno a Molfetta, in Puglia, si sono ritrovati alcuni docenti delle Pontificie Facoltà di Napoli, Bari e Palermo, insieme con un gruppo di docenti dell’ICM (Institut Catholique de la Méditerranée) di Marsiglia, una piccola ma significativa presenza dal Libano, e alcuni Vescovi le cui diocesi si affacciano sul Mediterraneo per confrontarsi sulla possibilità di redigere un Manifesto sul Mediterraneo come luogo teologico. Il confronto in quei due giorni è stato molto fecondo e ricco.
È emerso chiaramente che occuparsi del Mediterraneo, come luogo teologico, attraverso la categoria conciliare dei segni dei tempi, determina che la teologia “dal” e “del” Mediterraneo sia una teologia – speranza (contributo forte dato dal Cardinale di Marsiglia, Jean-Marc Aveline), che abbia la capacità di porsi nel dibattito pubblico con la sua differenza evangelica riguardo all’emergenza del fenomeno migratorio e come parola profetica e di denuncia davanti alle continue stragi causate dalle politiche dei respingimenti e dai trafficanti di uomini. Implica, ancora, che non si perda la ricchezza dell’Oriente, anzi che si impari da esso; esige, altresì, che si affronti la questione conciliare dell’inculturazione e che viva della reciprocità e della pluralità del dialogo tra le Chiese, del dialogo ecumenico e di quello interreligioso.
La ricchezza plurale e complessa del Mediterraneo, paradossalmente culla e tomba, si rivela capace di accogliere e di ospitare, senza snaturarsi e senza sacralizzarsi, una lettura pasquale della vita, dove la lotta e la vittoria della vita sulla morte, del perdono sul peccato, si rivelano promessa e speranza per l’esserci di Dio nella storia. Il Mediterraneo è luogo dove si può discernere il dirsi e il darsi della storia come salvezza, secondo il disegno della carne di salvezza, che è il Risorto. La risurrezione diventa allora la forza per restituire parole e speranze finanche a coloro che sono morti in mare. I morti di speranza. Alla fine dei due giorni è stato redatto e pubblicato un appello di pace che raccoglie ed esprime il lavoro di quei giorni. Il testo integrale dell’appello si può leggere qui sotto.
(Fonte diocesimazara.eu)