• 3 Maggio 2024 16:58

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi E Suor Cristiana Scandura

Giovedì della XI settimana del Tempo Ordinario

Lettura 2Cor 11,1-11; Sal 110; Mt 6,7-15

Riflessione biblica

Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di paro-le” (Mt 6,7-15). La preghiera è comunione con Dio: non ha bisogno di molte parole, ma di un cuore che ama. Non abbiamo bisogno di sprecare parole, ma di fiducia in Dio, nostro Padre, chiedendo a lui aiuto per condurre una vita da figli. Preghiera fiduciosa: ci lasciamo condurre dallo Spirito, perché “venga in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rom 8,26-27). Allora, la preghiera ci fa entrare in comunione con il Padre, che “sa di quali cose abbiamo bisogno prima ancora che gliele chiediamo” (Mt 6,8). Egli è il “Padre nostro”, noi i suoi figli: “Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui” (1Cor 8,6). Egli ci ha amato tanto, che ci vuole “santi come egli è Santo” (Lev 19,2). Per questo, “santifichiamo il suo nome” lasciandoci plasmare dal suo Spirito “per essere santi e immacolati al suo cospetto nell’amore” (Ef 1,4). Rinnovati dallo Spirito, “santifichia-mo il suo nome” e portiamo a compimento il suo progetto di amore: la nostra santificazione (1Tes 4,3). Uniti nell’amore, figli del Dio Amore, ci apriamo alla relazione voluta da Dio: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Lev 19,18). Per questo, non chiediamo a Dio il pane quotidiano solo per le nostre esigenze individuali, ma perché egli provveda con benevolenza ai nostri bisogni e per mezzo nostro lo faccia arrivare a chi ha bisogno: “proviamo la sincerità del nostro amore con la premura verso gli altri” (2Cor 8,8). Chiediamo ancora con fiducia le cose essenziali per vivere secondo lo Spirito: il perdono dei nostri peccati, per ricevere misericordia e donare sempre misericordia: “Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonan-dovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4,32); e la sicurezza interiore, per essere liberi dal male e ci renda liberi nella verità (Gv 8,32).

Lettura esistenziale

“Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli” (M7 6, 9). Nella preghiera che Gesù ci ha consegnato, e che è la sintesi di tutto il Vangelo, iniziamo con l’invocazione «Padre». In questa sola parola è racchiusa l’intera storia della redenzione. Possiamo dire Padre, perché il Figlio si è fatto nostro fratello e ci ha rivelato il Padre. L’uomo di oggi, però, non avverte immediatamente la grande consolazione della parola «padre», poiché l’esperienza del padre è spesso o del tutto assente o offuscata. Così dobbiamo imparare, a partire da Gesù, che cosa significhi «padre». Nei discorsi di Gesù il Padre appare come la fonte di ogni bene, come il criterio di misura dell’uomo che aspira alla perfezione: «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni…» (Mt 5, 44s). L’amore sino alla fine, che il Signore ha portato a compimento sulla croce pregando per i suoi nemici, ci mostra la natura del Padre: Egli è Amore. Prendiamo ancora un altro testo. Il Signore ricorda che i padri non danno una pietra ai loro figli che chiedono un pane e continua: «Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!» (Mt 7, 9ss). Luca specifica le «cose buone» che dà il Padre, dicendo: «Quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11, 13). Ciò vuol dire: il dono di Dio è Dio stesso. La «cosa buona» che Egli ci dona è Lui stesso. A questo punto diviene sorprendentemente palese che il dono supremo da chiedere nella preghiera è Dio stesso. La preghiera è una via per purificare i nostri desideri, correggerli e riconoscere di che cosa abbiamo veramente bisogno: di Dio e del suo Spirito.