• 27 Luglio 2024 7:12

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Palermo. Emergenza crack, l’urlo dell’Arcivescovo: “Chi vende morte è un mafioso, chi spaccia è un omicida”

Il quartiere di Ballarò, uno dei luoghi più simbolici e multiculturali di Palermo, col suo variegato e popolare mercato alimentare, si è ritrovato dietro uno striscione che ha riunito centinaia di persone in corteo contro la droga. In testa alla sfilata, che ha attraversato strade e piazze, c’era anche l’arcivescovo Mons. Corrado Lorefice: “Chi vende morte è un mafioso – ha tuonato – Chi spaccia è omicida. È un’emergenza sociale che riguarda soprattutto i giovani. Su di loro qualcuno vuole speculare creando una fittizia felicità. Sappiamo, invece, che il crack è devastante. Dobbiamo assumerci tutti la responsabilità anche di questo luogo, Ballarò, che potrebbe essere splendido e dove invece si semina morte. Questo è un corteo antimafia perché quando si parla di droga c’è qualcuno che esercita un potere che schiavizza, e questo è il principio di ogni mafia”.

A promuovere la manifestazione è stata un’associazione, Sos Ballarò, che si è mossa per denunciare una “spaventosa crescita dello spaccio e delle tossicodipendenze”. La droga che in queste piazze viene spacciata quasi alla luce del sole è il crack: costa poco e ha causato anche tanti morti. Il caso più doloroso è quello di Giulio stroncato a casa giovanissimo al culmine di una vita devastata dalla droga. Il padre, che lo ha trovato esamine nella sua stanza, è tra i promotori di un movimento che ha coinvolto l’intero quartiere. “Questo luogo rappresenta l’intera città: è un problema che riguarda tutta Palermo”, dice don Enzo Volpe che è uno dei promotori di Sos Ballarò. La prima tappa del corteo è stata la piazza di Ballarò. Qui ha parlato l’arcivescovo. “Il crack – ha detto – regala una falsa felicità. Provoca la morte ed è il segno del predominio mafioso nel territorio. Siamo qui non per chiedere soluzioni repressive (è vittima anche chi spaccia) ma per reclamare servizi, cura, presenza delle istituzioni”.

“La Chiesa è un insieme di donne e uomini che fanno parte di questa città e ci stanno a partire dalla loro fede. Vorrei ricordare – ha ribadito l’Arcivescovo – che il cuore della fede cristiana è una visione della storia riscattata dal male. Lì dove ci si incontra con tutti gli uomini e le donne affinchè tutti siano liberi, non può che esserci la Chiesa”.