• 29 Aprile 2024 20:28

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Quelle due strade intestate a Mazara del Vallo a politici di destra, negli anni scorsi dalla precedente amministrazione, hanno innescato la polemica in consiglio comunale dopo che alcuni consiglieri comunali della maggioranza, tra cui Arianna D’Alfio e Gianfranco Casale hanno portato all’attenzione dell’assise una petizione popolare lanciata nei giorni precedenti su una piattaforma on line insieme ad altre associazioni affinché da due vie di Mazara venisse tolta l’intestazione all’ex leader missino Giorgio Almirante e a Giuseppe Arena storico dirigente locale del Msi.
E’ stata contestualmente valutata positivamente una mozione per l’adozione nel comune di una toponomastica “rosa per intitolare strade a donne che si sono contraddistinte nella loro vita per meriti speciali”.

L’atto è stato approvato. La tensione è salita in aula poi quando Pietro Marino, consigliere comunale eletto nella lista Futuristi e capogruppo del gruppo Via ha ironizzato dicendo “oltre che parlare dei fascisti come la mettiamo con le affermazioni di chi diceva che i comunisti mangiavano i bambini?” Una battuta che ha scatenato varie reazioni.

“Trovo veramente paradossale essere chiamato a giustificare una frase pronunziata da milioni di persone da decenni e la cui ironia è evidente mentre il suo significato satirico dovrebbe fare riflettere chiunque, tranne chi non comprende che con questi metodi puerili di aggressione si finisce col cadere nel ridicolo”, afferma Marino. E sottolinea: “Le strade di ogni città d’Italia sono piene di intestazioni a soggetti ben lontani dalla mia cultura ma mai mi sognerei di sminuire il ruolo avuto nella società e nella storia di questi personaggi”.

Ma non dobbiamo dimenticare che Almirante fu uno dei principali redattori de La difesa della Razza, il periodico che iniziò le sue pubblicazioni nel 1938 e che, insieme all’approvazione delle cosiddette “leggi razziali”, segnò la definitiva svolta antisemita e razzista del regime fascista.Uno dei suoi articoli più citati venne pubblicato il 5 maggio del 1942. «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti», scriveva Almirante, «altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei». Per Almirante «non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue».

Non dobbiamo e non possiamo dimenticare che Almirante entrò a far parte della Repubblica di Salò, il regime fantoccio che i nazisti instaurarono nell’Italia settentrionale. Grazie alle sue credenziali di giornalista fedele al regime venne nominato capo di gabinetto del ministero della Propaganda. In quel periodo Almirante firmò un manifesto distribuito nella provincia di Grosseto in cui veniva intimato agli sbandati dell’esercito italiano (che dopo l’armistizio dell’8 settembre si trovavano in una situazione di grande confusione) di arrendersi e consegnare le armi alle milizie fasciste o all’esercito tedesco, pena la fucilazione.

Bene se ad un uomo così è lecito dedicare vie e piazze, credo che alla gente onesta che ha lavorato per costruire l’Italia del dopo guerra distrutta da uomini come Almirante, bisognerebbe dedicare intere città.