Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato della III settimana di Pasqua
Letture: At 9,31-42 Sal 115 Gv 6,60-69
Riflessione biblica
“È lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla” (Gv 6,60-69). Siamo alla fine del discorso del “pane di vita” e Gesù ancora una volta pone l’accento sull’incredulità. Non quella dei giudei, ma di coloro che lo seguono e dicono di credere. Non è sempre facile comprendere la parola di Gesù. Non è facile vivere il Vangelo. Non è facile amare come Gesù ci ha amato. Risulta dura la parola di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. No, di certo! Purtroppo, spesso ci affidiamo alla “carne” e non allo Spirito: al buon senso. E l’umano ha il sopravvento sul divino. Il nostro fondamento è la parola di Gesù, che è “spirito e vita” (Gv 6,63). Fondiamoci sulla sua parola, che ci comunica lo Spirito: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce” (Gv 14,16-17). Ed è lo Spirito di Gesù, che ci fa comprendere le parole di Gesù, ci libera dall’incredulità e ci fa superare i tentennamenti del nostro egoismo, dei nostri interessi più o meno compatibili con la fede. “La carne non giova a nulla”, perché: “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,14). L’uomo mosso dallo Spirito, invece, si lascia attrarre dal Padre, rimane in Gesù e si nutre di Gesù: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69). Ci fidiamo della sua parola, e la forza dello Spirito vivificante ci guida al conseguimento della vita eterna.
Lettura esistenziale
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68s). Dopo il lungo discorso sul pane dal cielo e sulla sua carne come cibo, Gesù vede profilarsi l’ombra del fallimento: molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. E lo motivano chiaramente: questa parola è dura. Chi può ascoltarla? Dura era stata anche per il giovane ricco: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Dure le parole sulla montagna: ama i tuoi nemici, se uno ti colpisce su una guancia porgi anche l’altra. Ora Gesù pronuncia un’affermazione mai udita: Io sono il pane di Dio; io trasmetto la vita di Dio; la mia carne dà la vita al mondo. Nessuno aveva mai parlato di Dio così: un Dio che versa il proprio sangue; un Dio che va a morire d’amore, che si fa piccolo come un pezzo di pane, si fa cibo per l’uomo. Anche noi siamo chiamati a scegliere: andare o restare. Ci viene in aiuto la stupenda risposta di Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Nessun altro c’è su cui poggiare la vita. Tu solo hai parole di vita. Parole che danno vita, la danno ad ogni parte di me. Danno vita al cuore, allargano e purificano il cuore, ne sciolgono la durezza. Danno vita alla mente perché la mente vive di libertà altrimenti patisce; vive di verità altrimenti si ammala. Vita allo spirito, a questa parte divina deposta in noi, mantengono vivo un pezzetto di Dio in me, una porzione di cielo. Parole che danno vita anche al corpo perché in Lui siamo, viviamo e respiriamo: togli il tuo respiro e siamo subito polvere. Parole di vita eterna, che fanno viva per sempre la vita, che portano in dono l’eternità a tutto ciò che di più bello abbiamo nel cuore (Ermes Ronchi).