Commento a cura di Fra Giuseppe Maggiore
Beata Vergine Maria Madre della Chiesa
Letture: Gen 3, 9-15.20 Sal 86 Gv 19,25-34
Il giorno dopo aver la solennità della Pentecoste, della misura del suo amore, la Chiesa si sofferma sul ruolo di Maria, madre della Chiesa. Lo fa perché da sempre i discepoli sono rimasti impressionati dalla forza della prima fra di loro, soprattutto sotto la croce, nel momento più drammatico della sua vita interiore.
Maria sta sotto la croce. Sta, dimora, non si muove, non fugge. Non urla la sua rabbia verso un Dio che promette e non mantiene, non si ribella come ci si attende all’epilogo assurdo e drammatico del proprio figlio. L’hanno lasciata avvicinare, i carnefici, forse per un recondito moto di pietà verso una madre che vede morire un figlio. Il dolore è straziante ma la madre sta. Dimora, irremovibile nella fede. In quel momento solo lei e pochi altri rappresentano la Chiesa.
Si sono stancati i discepoli, sono fuggiti gli apostoli, la nascente Chiesa si è sbriciolata al primo soffio di vento. Maria no. La prima che ha creduto non cede, dimora, resta ai piedi della croce. E quel dimorare l’ha fatta diventare icona di speranza per quanti, nella storia, hanno vissuto momenti tragici. Quel dolore affrontato senza cedimenti, senza tracolli, è diventato l’albero alla cui ombra ci rifugiamo. Quando il dolore ci interrompe la vita e sembra cancellare ogni cosa, Maria ci sostiene e ci aiuta a non cedere, a dimorare, a credere.
A lei affidiamo la nostra vita nel momento della prova, per imparare ad attendere la resurrezione. A lei affidiamo tutte le mamme, le donne che sono nel dolore.