• 4 Maggio 2024 23:16

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Giovedì della XV settimana del Tempo Ordinario

Lettura Es 3,13-20; Sal 104; Mt 11,28-30

Riflessione biblica

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28-30). Toccano il cuore queste parole di Gesù! Sono un invito ad essere in intimità con lui per trovare riposo fisico e spirituale, rimedio per vincere la fatica del nostro esistere quotidiano e l’oppressione del male che ci sovrasta e affligge. “Venite a me”: accettiamo l’invito di Gesù, rompiamo la monotonia dei giorni sempre uguali, immergiamoci nella meditazione delle sue parole che comunicano “spirito e vita” (Gv 6,63.68), nell’adorazione del suo mistero di amore che ci fa risorgere a vita nuova. Impariamo da Gesù! La sua mitezza: equilibrio interiore che si oppone all’ira, alla violenza e si comporta con moderazione anche dinanzi all’ingiuria, alla violenza e all’indisciplina degli altri “Rivestiamoci di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandoci a vicenda e perdonandoci gli uni gli altri. Come il Signore ci ha perdonato, così facciamo anche tra noi” (Col 3,12-13). L’umiltà del suo cuore: “Non aspirate a cose troppo alte, piegatevi a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi” (Rom 12,3.16). E ancora: “valutatevi in modo saggio e giusto secondo la misura di fede che Dio ci ha dato” (Rom 12,3), e liberando il cuore da ogni superbia: “Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi a ciò che è umile” (Rom 12,16). Impariamo da Gesù, “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Ebr 12,3): troveremo pace, gioia di vivere insieme, ristoro per la nostra vita spirituale.

Lettura esistenziale

“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,28-30). Oggi, nel Vangelo, il Signore Gesù ci ripete queste parole che conosciamo così bene, ma che sempre di nuovo ci commuovono. Quando Gesù percorreva le strade della Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino ad oggi, fino a noi. Anche oggi si posa su tanta gente oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta per la propria esistenza. Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti e spesso malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi”. Gesù promette di dare a tutti “ristoro”, ma pone una condizione: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Che cos’è questo “giogo”, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il comandamento, che ha lasciato a noi suoi discepoli.