Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato della VII settimana di Pasqua
Letture: At 28,16-20.30-31 Sal 10 Gv 21,20-25
Riflessione biblica
“Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”(Gv 21,20-25). Tre cose vanno sottolineate nella finale del Vangelo di Giovanni. “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù” (Gv 21,25): non è importante ricordare tutti i detti e fatti di Gesù, ma che essi siano nella mente e nel cuore, per testimoniarli con la nostra vita di fede e di amore. Non è necessario fare lo sforzo di ricordarli tutti, ma affidarci allo Spirito Santo: egli ci ricorderà tutto, ce li farà comprendere e ci darà la forza per metterli in pratica ed essere “Vangelo vivente”, testimoni dell’amore misericordioso di Dio e di Gesù. “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?” (Gv 21,22): non è la curiosità che ci fa scoprire le vie della salvezza. Solo l’amore ci fa camminare in Gesù, via verità e vita. Ed è importante lasciarci guidare dallo Spirito di Dio: “Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni fino ai confini della terra” (At 1,7-8). Non è la curiosità, ma la docilità allo Spirito che ci fa compiere il progetto di Dio, la nostra santificazione” (1Tes 4,3). “Tu, seguimi” (Gv 21,22): “Chi dice di essere discepolo di Gesù, deve camminare come lui ha camminato” (1Gv 2,6); chi dice di amare Gesù, deve rinunciare a se stesso, seguire il suo insegnamento, portare la croce con lui, divenire suo amico: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,14-16). Seguiamo Gesù e “corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Ebr 12,1-2).
Lettura esistenziale
«Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera» (Gv 21,24). Il discepolo che Gesù amava, colui che durante la cena era reclinato sul petto del maestro, compare solo nel Vangelo di Giovanni. Chi è costui? Da una parte è colui che testimonia e ha scritto tutte queste cose, figura dell’autore del Vangelo stesso. Dall’altra è anche modello di ogni discepolo, figura dunque del lettore del Vangelo. Infatti solo se il lettore del Vangelo di Giovanni si identifica con il discepolo amato da Gesù e giunge a desiderare con tutto il cuore di essere come lui, costantemente rivolto al cuore di Gesù, per coglierne anche i più segreti e impercettibili movimenti d’amore, allora il lettore può iniziare a comprendere la rivelazione contenuta nel Vangelo. Donaci, Signore, la disponibilità del discepolo che Gesù amava, nel seguirlo senza paura dentro il cortile dei nemici e fin sotto la croce assieme alle donne. Donaci, Signore, la forza di testimoniare ciò che abbiamo visto, ossia un cuore squarciato per la potenza d’amore, che trasforma ogni ferita in un dono sovrabbondante di vita e di Spirito. Donaci, Signore, di godere della tua intimità, per essere rassicurati e consolati da un amore che si è spinto fino alla fine, fino al dono totale di sé, fino al perfetto compimento della volontà del Padre. Donaci, Signore, di aprirci alla verità della testimonianza di questo discepolo, verità d’amore, che fa sgorgare in noi quella fonte eterna, che zampilla senza mai stancarsi. Donaci, Signore, di essere come la donna di Samaria, sempre pronti a lasciare che questa fonte zampillante in noi ci renda non solo discepoli ma anche testimoni.