• 19 Maggio 2024 7:30

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione.

Sabato della XII settimana del tempo Ordinario

Letture: Gen 18,1-15 Salmo (Lc 1); Mt 8,5-17

Riflessione biblica

“Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. Sono parole di fede: esprimono la convinzione che in Gesù risiede non una potenza umana, ma la potenza divina che può operare il miracolo, anche a distanza; inoltre, afferma con decisione la sua fiducia illimitata nella misericordia di Gesù, la cui tenerezza per coloro che soffrono è senza limiti: “egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie” (Mt 8,17; Is 53,4). Ecco la fede che richiede Gesù: avere fede in Dio e avere fede anche in lui (Gv 14,1), perché è in nome di Gesù che otteniamo ogni miracolo: “E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi” (At 3,16). E tutto ciò avviene, perché “Gesù è nel Padre e il Padre è in Gesù. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv 14,11-13). gesu-12-300x151 Di’ soltanto una parolaForse, il centurione non aveva così chiaro questo pensiero di Gesù, ma egli credette profondamente che in Gesù risiedeva la potenza di Dio, e che “buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (Sal 145,9). Per questo, dobbiamo riporre in lui tutta la nostra fiducia: “Il Signore con gli occhi scruta tutta la terra, per mostrare la sua potenza a favore di chi si comporta con lui con cuore sincero” (2Cron 16,9). Di più: “Conoscere Dio è giustizia perfetta, conoscere la tua potenza è radice d’immortalità” (Sap 15,3). Ma chi riconosce la potenza di Dio, sa che “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38). Cerchiamo Gesù: “la potenza divina ci ha donato tutto ciò che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria” (2Pt 1,3).
I miracoli sono segni transitori, come la guarigione, ma importanti per il significato spirituale, perché esprimono la nostra fede, quella fiducia piena che ci permette di abbandonarci sicuri nelle braccia del Padre e sentirci figli amati, qualunque sia l’esperienza che stiamo attraversando. Nell’incontro tra Gesù ed il centurione c’è un rispecchiamento reciproco, così intenso e vero da meravigliare Gesù. Il centurione non è mosso da un bisogno personale, soffre per il suo servo malato, come Gesù ha compassione ed ama, desidera la sua guarigione, ma consapevole del suo limite , della sua impotenza, ha l’umiltà di riconoscersi piccolo, non degno di fronte a chi è più grande, sa che tutto viene da Dio. Allora da padrone si fa servo, sfida le norme sociali e si rivolge a Gesù, consapevole di chi ha davanti, ed esprime la più importante dichiarazione di fede : “dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito “. Il centurione diventa il prototipo del credente, ed è il miracolo della fede che avviene oggi in noi che leggiamo il Vangelo, che crediamo alla Parola.Rotoli-Tora-300x225 Di’ soltanto una parola
La Parola di Dio, è sempre vera, ma per noi non lo è fino a quando non pensiamo che lo sia , la desideriamo, accogliamo il dono della fede , credendo alle sue promesse contro ogni evidenza, e viviamo concretamente nell’amore e nel servizio, nella libertà che il Signore ci da sempre. Così possiamo meravigliare, stupire Dio, nel dire sì alla Sua Parola.
Nella casa di Pietro che è simbolo della Chiesa, delle relazioni, Gesù vede la suocera, una donna, vecchia, malata, e senza che nessuno gli chieda niente, lui interviene ed attraverso il suo tocco la febbre scompare, lei si alza ed inizia a servire. Dio nel suo amore conosce i nostri bisogni, interviene e ci da una vita nuova che ci fa essere come lui, è una risurrezione. La suocera incarna, nella storia, l’immagine stessa di Cristo che è servo, ci mostra che servire vuol dire amare in concreto, non a parole, ma coi fatti e in verità.
fede Di’ soltanto una parolaNelle nostre fraternità, nella Chiesa, le persone che scrivono la storia della fede, non sono le persone cosiddette importanti, sono le persone che in silenzio servono, servono lui, il Signore, in tutti i fratelli. Gesù, nella sera, con la sua morte, ci tocca tutti, ci guarisce dalle nostre malattie e dalle nostre febbri, da tutto ciò che ci blocca nel letto della sfiducia, per metterci in piedi e farci risorgere nell’amore. Di fronte, alla malattia, al limite, possiamo negarlo e dirottare tutto verso un delirio di onnipotenza o rimanere bloccati nella disperazione , ma proprio nel limite possiamo incontrare Dio.
La fede è la protesta contro il limite, perché nella fiducia illimitata nell’efficacia della Parola, accade l’impossibile nei nostri cuori, nell’umiltà possiamo avere grandissimi desideri, che non possiamo realizzare noi, ma lui si.
Il vero miracolo allora è la fede, l’amore di Dio in noi che ci fa mettere a servire i fratelli, amarli, condividere quel pezzetto di storia della fede che scriviamo insieme. Possiamo servire perché lui per primo ci ha serviti, possiamo amare perché lui per primo ci ha amati.