• 29 Aprile 2024 10:47

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Villaggio della Coldiretti, Mons. Lorefice: “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto”

l Vescovo Corrado, ieri, Domenica 4 dicembre, ha celebrato l’Eucaristia nel Villaggio della Coldiretti: “Custodiamo tutti quanti l’unica casa comune che abbiamo avuto in dono, la nostra Terra”.
“Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto”.
mons.-lorefice-1-300x237 Villaggio della Coldiretti, Mons. Lorefice: “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto”Ha celebrato l’Eucaristia all’interno di un gazebo del Villaggio Coldiretti in piazza Politeama a Palermo e ha chiesto alcuni impegni ben precisi, impegni concreti e non rinviabili: l’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice ha esortato espositori e organizzatori a riflettere sull’importanza della cultura agroalimentare come segno distintivo dell’identità di una nazione che opera armoniosamente «nell’unico villaggio globale, nell’unica casa comune che abbiamo: la Terra. Una casa da abitare avendone cura, proteggendola, rendendola migliore per coloro che verranno, non credendo di essere l’ultima generazione destinata ad abitarla. Oggi abbiamo davanti ai nostri occhi segni che dobbiamo saper cogliere, a cominciare da ciò che stiamo vivendo: la nostra vocazione è quella di stare insieme, di ritrovarci, di abbattere ogni barriera. Siamo qui riuniti per accogliere la Parola di Dio che deve trovare spazio nella nostra esistenza per dare concretezza al messaggio che il villaggio comune che abitiamo non è chiamato ad essere un deserto o un campo di battaglia dove gli uomini si combatto e si uccidono. L’immagine di Giovanni il Battista che scende al Giordano ci parla di “rigenerazione”, di cambiamento per una nuova convivenza umana. Ciò che annuncia Giovanni nel deserto è la certezza del germoglio che esce dal tronco di Iesse».. e poi ribadisce: “mia mamma era una coltivatrice diretta e io di potatura di vigneti qualche cosa ne capisco, le mie mani e le mie spalle conoscono la fatica, ma anche la gioia del duro lavoro nei campi e nelle campagne”, ha però chiesto alla Coldiretti tre impegni ben precisi: «Abbiamo l’obbligo di tenere alta la nostra cultura agroalimentare, si tratta di cultura vera e propria: che si parli di bagna càuda piemontese o di bottarga di Marzamemi, da Nord a Sud il lavoro nella filiera dell’agroalimentare realizza e promuove cultura e storia di un popolo. Oggi sopravvengono i cibi sintetici a cui dobbiamo dire NO, dobbiamo opporci a questa ennesima manipolazione figlia della ricerca del profitto e della speculazione.coldiretti-300x169 Villaggio della Coldiretti, Mons. Lorefice: “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto” Un secondo impegno: dobbiamo sempre essere consapevoli che ci è stato affidato un giardino con al centro l’albero della vita. La Coldiretti ha il compito chiaro e preciso di non dimenticare che la casa comune va custodita e curata, rimediando agli errori che certamente sono stati commessi nel passato. Papa Francesco, nella “Laudato si’” ci parla di casa comune da custodire, di giardino da curare. Lo chiedo a voi che sapete cosa significa portare avanti un’azienda agricola con cura e attenzione con le bollette dell’energia elettrica alle stelle in questo momento». La terza richiesta dell’Arcivescovo è stata infine relativa a un fenomeno denunciato dalla stessa Coldiretti: «Sono Vescovo di una città che ha visto il sangue di martiri della giustizia e dell’impegno sul territorio, la città di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di padre Pino Puglisi: che l’agroalimentare non sia mai legato alla parola mafia, noi ci indigniamo e ci ribelliamo se questo accade, non si può assolutamente speculare affibbiando a un prodotto – cibo o bevanda – un nome relativo alla mafia, dalla mafia si prendono le distanze a qualsiasi costo. Non possiamo permettere che l’agroalimentare italiano venga associato al termine “mafia”».